Come annunciato da Xi Jinping lo scorso anno durante il XIX Congresso Nazionale del Partito Comunista, <la Cina ha varcato la soglia ed è entrata in una nuova era>.
Potremmo definirla “Era digitale”: a farle da regina la tecnologia ed il suo costante sviluppo.
È piuttosto chiaro oramai, il tasso di innovazione in Cina, ha toccato livelli davvero esponenziali. Il perpetuo bisogno di progredire, evolversi è un fattore cruciale volto ad incentivare la stabilità non solo economica, ma anche sociale.
L’intento è appunto quello di promuovere un rapido sviluppo socioeconomico per mezzo di una profonda riforma, che vada a toccare svariati ambiti.
Secondo una ricerca promossa da McKinsey&Company, la Cina è destinata a sperimentare ulteriori cambiamenti.
Si pone quale Paese promotore nel settore delle tecnologie digitali: ogni aspetto della vita quotidiana e dei processi aziendali andranno a subire variazioni dettate appunto dall’implementazione di nuove tecnologie.
Oggi, i cinesi sono gli acquirenti online più “avidi” spinti dalla continua esigenza di usufruire di beni e di servizi e di poter completare tali attività per mezzo di un dispositivo mobile
Questa continua esigenza di digitalizzazione riflette un ampio trend di consumazione: l’assidua domanda e richiesta da parte dei consumatori cinesi, crea le condizioni ideali per la nascita di numerose aziende e start up tecnologiche: non a caso 8 delle migliori 20 compagnie tech al mondo provengono dal Paese del dragone.
Chiaramente, il “valore” attribuito a ciascuna di queste compagnie corrisponde ad un numero, che non permette di comprendere appieno la storia dell’azienda, il suo sviluppo e le sfide superate, ma, al contrario offre comunque uno spunto interessante che va a identificare e quantificare, in un certo senso, la grande crescita cinese nel settore tech.
Tali dati sono stati estrapolati dall’ultima versione del Report Internet TrendsMary Meeker’s, che mostra quali siano le compagnie tecnologiche leader nel settore: ciò che dovrebbe colpire prevalentemente è che le 20 compagnie sono situate esclusivamente negli USA ed in Cina: sono proprio questi due Paesi, con una percentuale rispettivamente del 75% e 25% a guidare e porsi quali sistemi di riferimento.
Le prime 7 società elencate superano un valore di mercato di ben 450 miliardi di dollari (equivalente a circa 81% del valore totale riportato nella lista).
Numeri così importanti dovrebbero aiutarci a cogliere questa particolare tendenza, destinata a consolidarsi nel tempo: il nuovo impegno della Cina è quello di sfruttare tutte le opportunità offerte dalla cosiddetta “economia digitale”.
È necessario essere sempre più competitivi a livello globale e cercare di collaborare maggiormente con la comunità internazionale, promuovendo partnership e collaborazioni di vario genere.
La Cina è diventata una forza da non sottovalutare nelle tecnologie digitali: oltre ad essere uno degli investitori più rilevanti e uno dei maggiori utilizzatori di internet e tecnologie innovative, sta plasmando il panorama digitale globale, supportando ed ispirando ben oltre i propri confini.
Gli esami di maturità sono già passati e l’estate è ormai alle porte: gli studenti di tutto il mondo si preparano a godersi le ben meritate vacanze. In Cina, l’equivalente della nostra maturità è Il Gaokao (高考) o conosciuto come Esame di Ammissione Nazionale, che decide il futuro accademico degli alunni cinesi. In questo articolo vi parleremo della sua storia, da quando è stato introdotto fino ad ad oggi.
Gaokao (National Higher Education Entrance ExaminationNCEE), is an academic examination held every year in June in People’s Republic of China (excluded Hong Kong and Macau)
Since 2001, there is no age restriction, which means people in different ages, not only those in the last year of high school, could attend this national exam.
Gaokao was created in 1952, however after 10 years criticisms on Gaokao had raised mainly because it has hurt the benefits of the working class in China.
In 1966Gaokao was officially canceled and substituted by a new admission policy of recommending workers, farmers and soldiers to college, and this cancellation has lasted until 1977.
Thanks to Deng Xiaoping, Gaokao has officially resumed and it has continued to the present day.
Back in today, 9.75 million students have attended Gaokao on June 7th and 8th 2018.
Criticisms have been reported by many mainstream media in China, saying the theme of final compositions, which occupies a large proportion of the final grade, is very complicate and difficult for 17/18 year old high school students.
For example, the composition argumentation in Tianjin city is about the “Device” (Qi): “There are different Qi in life.
The Qi can hold everything, the beauty of the shape and the good content complement each other; the Qi can help people to become successful; the Qi also means to carry the glory and fulfilling the dreams…” If a student could not understand well about the Chinese philosophy, writing an 800-word article regarding the above mentioned theme is definitely not easy.
Another main dispute of Gaokao is about the Regional discrimination.
A university usually sets a fixed admission quota for each province, with a higher number of students coming from its home province.
As the advanced educational resources (number and quality of universities) are distributed unevenly across Chin, it is argued that people are being discriminated against during the admission process based on their geographic region.
For example, compared to Beijing, Shandong province has fewer universities per capita.
Therefore, Shandong usually receives fewer admission quotas compared with Beijing, which makes a significantly higher position among applicants necessary for a Shandong candidate to be admitted by the same university than his Beijing counterpart.
Beijing University planned to admit 1800 science students from Beijing (with 80,000 candidates in total), but only 38 from Shandong (with 660,000 candidates in total).
In recent years, varied admission standards have led some families to relocate for the sole purpose of advancing their children’s chances of entering university.
The most discussed question on Gaokao is the psychological pressure in fact, not only Chinese media but also the foreign ones have widely criticized and discussed on such issue.
Because Gaokao is one of the most influential examinations in China and the fact that students can only take the test once a year, both teachers and students undergo tremendous pressure in preparing for and taking the exam.
Teachers would give students more and more practice for exams.
This teaching methodology, colloquially referred to as “cramming“, involves students memorizing large volumes of information fed to them by teachers and undertaking many practice exercises to optimize exam writing ability.
Many examinees suffer from severe nervousness during the exam.
Extreme example as doctors in Tianjin purportedly prescribing birth control pills to female students whose parents wanted to ensure the girls were not menstruating at the time of examination.
Besides the different criticisms and voices, one has to admit that Gaokao probably is the most suitable test method in China, under the overall societal environment of China: the large population base and the national environment diversity.
From the Gaokao’s point of view, any issue or problem shall be analyzed in the light of the actual situation.
E’ importante hostare il proprio sito in Cina? In alcuni casi potrebbe essere la scelta giusta. In generale, tutto nasce da una valutazione molto attenta e meticolosa, con il confronto tra pro e contro, che deve precedere una soluzione di questo tipo.
Chi ha intenzione di targettizzare l’audience cinese deve prestare molta attenzione alla scelta del server per l’hosting, dato che quest’ultima può fare la differenza tra una piattaforma di successo e un’altra poco visitata.
Diamo dunque un’occhiata ai vantaggi e agli svantaggi.
Quali sono i vantaggi di hostare il proprio sito in Cina
Diversi sono i motivi per i quali un’azienda dovrebbe scegliere di hostare il proprio sito in Cina. Chi ha intenzione di fare business in questo Paese ha l’opportunità di attrarre un bacino d’utenza estremamente ampio, dovuto proprio alla popolazione immensa di uno degli Stati più estesi al mondo.
La facilità di geo-targettizzazione è un altro punto a favore. Tutto ciò perché un portale che acquista un dominio locale, ossia col suffisso .cn, viene classificato con maggiore facilità nei motori di ricerca, rispetto ad altri portali stranieri.
Ma i lati positivi non terminano qui. Infatti, chi si affida ad un servizio di local web hosting in Cina può velocizzare il caricamento del proprio sito.
Quali sono le principali difficoltà?
Hostare il proprio sito in Cina nasconde numerosi vantaggi, ma non mancano i lati negativi .
La prima difficoltà è rappresentata dall’obbligo di dover ottenere la ICP License, che deve essere attribuita ad ogni sito con host in Cina. Tuttavia, attualmente tale requisito può essere ottenuto soltanto dalle società registrate in Cina, con rilasci su base provinciale e non nazionale. Per aggirare la problematica, diversi webmaster scelgono di affidarsi al web hosting a Hong Kong.
Si tratta di una soluzione più economica rispetto a quella cinese, con poche differenze sotto l’aspetto della velocità.
Alcuni consigli utili per operare al meglio e far crescere il proprio sito in Cina
Cosa bisogna fare per far si che il web hosting in Cina possa garantire grandi soddisfazioni a chi sceglie di adottarlo?
Basta seguire alcuni semplici consigli e le possibilità di successo cresceranno in misura esponenziale.
Prima di hostare il sito in Cina, bisogna rimuovere ogni traccia del motore di ricerca Google e delle piattaforme ad esso collegate, come ad esempio YouTube o Facebook.
La realizzazione di un sito in cinese che sia separato rispetto alla versione originale può essere un valido aiuto in tal senso.
Inoltre, è necessario informarsi in grandi linee sugli algoritmi SEO in Cina, che si basano su parametri diversi rispetto a quelli nostrani.
Con pochi accorgimenti è possibile andare davvero molto lontano.
Capire come funzionano i sistemi di pagamento in Cina è di primaria importanza per pianificare una strategia di vendita di successo in questo mercato di dimensioni, a dir poco importanti.
In questo articolo troverete spunti interessanti che vi permetteranno di comprendere al meglio quale siano le sue caratteristiche.
Integrare uno di questi pagamenti nel proprio sito o store, garantirebbe un immediato accesso nel mercato e metterebbe il consumatore cinese nella condizione di poter acquistare tranquillamente, utilizzando il proprio smartphone.
Il 92% del payment systems market, il sistema dei pagamenti in Cina, si divide fra 3 piattaforme: WeChat Pay, Alipay ed Union Pay.
In particolare, questa enorme fetta di mercato é divisa tra Alipaycon il 54% e WeChat Pay con il 38%.
Ciò che occorre ricordare è che la Cina si sta sempre più evolvendo in una cashless society: il fenomeno dei pagamenti elettronici è sicuramente un tema di grande attualità e la quasi “estinzione” del denaro contante, una certezza!
Per poter capire il grande potenziale, basta pensare che, a Ottobre 2017 le transazioni online hanno raggiunto i 150 trilioni RMB, l’equivalente di ben 23 trilioni di dollari.
Un ulteriore aumento è previsto per il 2021: le statistiche rivelano che il volume totale di transazioni, tramite il proprio telefono cellulare, cresceranno ancora.
Cifre davvero davvero significative!
Ma vediamo di capire nel dettaglio di cosa si tratta.
WeChat Pay, il secondo sistema di pagamento più diffuso
WeChat Pay è il servizio di pagamento abbinato a WeChat, app utilizzata da più di un miliardo di utenti worldwide. Ciò che rende WeChat molto diverso da un normale Social Network é il fatto di essere una super-app.
Significa che senza mai uscire dall’app, l’utente potrà svolgere moltissime attività tra cui:
–acquisti online,
–prenotare un aereo,
–un taxi,
–noleggiare una bicicletta,
–fare la spesa,
–pagare le bollette
–inviare denaro agli amici
–e moltissimo altro ancora.
WeChat Pay, viene usato dunque, in qualsiasi contesto, sia per pagamenti online che offline.
Per i pagamenti offline, ad esempio, viene generato un QR codeche dovrà essere successivamente scansionato; apparirà automaticamente l’importo e basterà inserire il codice Pin per confermare il pagamento.
Anche se la sua entrata nel mercato è avvenuta dopo quella di Alipay, il numero di utenti registrati e che quotidianamente ne fanno uso, è maggiore ed in continua crescita.
Una delle motivazioni che ha portato a questo risultato è stata, senza dubbio, l’introduzione delle “hongbao digitali”, le famose buste rosse: se vuoi saperne di più leggi il nostro articolo!
Gli effetti relativi all’implementazione di questo sistema di pagamento, potrebbero essere davvero molti.
Immaginate ai grandi benefici che i retailer e i merchant italiani potrebbero ottenere, considerando il numero sempre più in crescita dei turisti cinesi, che visitano ogni anno il nostro Paese: circa 1,5 milioni nel 2016.
Alipay, la creazione di Alibaba
Alipay, così come WeChat Pay, è una piattaforma di pagamento virtuale lanciata nel 2004 dal gruppo Alibaba, una delle più grandi piattaforme di e-commerce online.
Come delineato precedentemente, Alipay è il servizio di pagamento più utilizzato in Cina ed il suo impiego si sta rivelando quasi indispensabile.
Gli acquisti online sono qualcosa di quotidiano per i cinesi: è così che fanno la spesa, comprano vestiti, cosmetici o qualunque altra cosa. Basti pensare che nella giornata dei single (qualcosa di simile al nostro black friday) Alibaba ha fatturato 21 miliardi di euro in 24 ore, quasi tutti pagati tramite Alipay.
La motivazione è molto semplice: il consumatore viene tutelato a pieno, permettendogli di effettuare pagamenti sicuri e veloci.
Ad oggi gli utenti registrati sono circa 622 milioni, mentre i retailer dotati di questa piattaforma più di 100 mila.
Le modalità d’uso della piattaforma sono molto simili a quelle di WeChat Pay: infatti troviamo la possibilità di “Scan” e “Pay”:
–la prima permette di scannerizzare i QR code: immaginiamo di essere in un negozio oppure in un ristorante: al momento del pagamento occorre scannerizzare il Qr code, con il proprio smartphone, inserire l’importo e la password, per procedere all’acquisto.
–tramite la seconda opzione, apparirà, sul display del proprio telefono cellulare, un codice a barre che dovrà essere mostrato al ristoratore o al merchant; successivamente questo codice verrà scansionato e senza il bisogno di inserire ulteriori password, il pagamento verrà finalizzato.
Così come il degno rivale WeChat Pay, troviamo altre interessanti utilità come ad esempio la funzione “Collect”: l’utente ha la possibilità di ricevere pagamenti da altri.
Le carte di debito Union Pay
China Union Pay è l’unico emettitore di carte di credito autorizzato nella Repubblica Popolare Cinese.
È stata fondata nel marzo del 2002: da allora opera sotto l’autorizzazione della Banca Popolare Cinese ed è l’unico consorzio interbancario attivo in Cina.
Hanno tentato anche loro di inserire il metodo di pagamento tramite QR code, anche se inserirsi in un mercato già occupato al 92% da WeChat ed AliPay, non é impresa facile.
Ad ogni modo i risultati ottenuti sono davvero sbalorditivi: pensate che solo nel corso del 2016 sono state emesse ben 5.4 miliardi di carte e processati ben 38 miliardi di transazioni!
Le carte più diffuse sono le carte di debito, quelle di credito esistono ma non é così semplice ottenerne una.
Pagare online tramite carte Union Pay è del tutto identico alle controparti occidentali Visa e Mastercard.
Il boom di turisti cinesi overseas ha rappresentato un grande aiuto per Union Pay. Infatti, nel 2015 2,5 milioni di turisti cinesi che hanno viaggiato in America, hanno speso più di 40 miliardi di dollari: la maggior parte di queste transazioni sono state processate proprio da Union Pay.
L’abitudine ai pagamenti online è stata applicata ad ogni aspetto della vita quotidiana: coloro che desiderano accrescere il proprio business e comunicare maggiormente con la clientela cinese, dovrà tenere in considerazione questo aspetto e adottare il più presto possibile soluzioni di pagamento mobile.
Nel 2017 WeChat, l’applicazione più usata in Cina, ha generato un volume di “information consumption” (consumo dei dati usati nelle comunicazioni per la ricerca d’informazioni e gli usi di servizi legati a essa) del valore di oltre 33 miliardi di dollari, un incremento annuale medio del 30% per il periodo dal 2014-2017.
Com’è riportato nel “WeChat Economic and Social Impact Report 2017” pubblicato da CAICT (China Academy of Information and Communications Technology Industry and Planning search Institute), nella sola Cina, WeChat ha più che raddoppiato, dal 2014, il valore del consumo del traffico dati usati dai suoi utenti arrivando al 34% di tutto il volume usato in questo Paese.
Quest’incremento è dovuto al fatto che WeChat è diventato lo strumento preferito dai cinesi per
acquistare prodotti,
pagare le utenze,
pagare le tasse
E non solo per chattare!
Un nuovo modo di fare business
L’artefice principale del successo di quest’applicazione è stata la creazione e l’applicazione di nuovi modelli di business impostati sulla collaborazione con imprese operanti nelle telecomunicazioni.
Wechat è potuta diventare in Cina il principale strumento usato dalla popolazione per interagire con il mercato perché ha saputo investire oculatamente le proprie risorse e know-how.
Una delle innovazioni più interessanti di Wechat è stata l’introduzione dei mini-programs, che possono essere considerati delle applicazioni nell’applicazione.
A differenza delle “classiche applicazioni” che per essere usate devono essere istallate singolarmente sul proprio smarthphone, i mini-programs sono parte integrante del sistema Wechat.
I benefici per le aziende sono molteplici, primo tra tutti la possibilità di offrire i loro prodotti o servizi a tutta l’utenza di WeChat e non solo una sua parte.
La popolarità dei mini-program è in netta crescita e sono sempre più le aziende che stanno abbandonando l’uso delle applicazioni per rivolgersi a questi.
Wechat non avrà solo un effetto positivo per lo sviluppo dell’economia digitale ma anche su quella reale.
L’uso sempre più diffuso di quest’applicazione da parte dei cittadini dovrebbe portare a un aumento nel 2020, rispetto al 2017, del 22% del volume degli acquisti di beni e servizi fatto dai cinesi.
Si stima che se il trend di crescita dell’utenza continua agli stessi ritmi attuali (l’economia digitale in Cina solo nel 2016 ha avuto un incremento del 18% rispetto all’anno precedente arrivando a rappresentare più dl 30% del prodotto interno lordo), l’information consumption in Cina subirà un incremento annuo medio dell’11% portandolo dal valore attuale di 300 miliardi di dollari a 400 miliardi di dollari nel 2020.
Wechat e la politica di sviluppo economica cinese
Anche la politica per lo sviluppo economico intrapresa del governo cinese sta giocando un ruolo importante nella crescita del volume d’affari generato da Wechat.
Infatti, al 19mo Congresso del Partito Popolare Cinese, tenutosi in ottobre del 2017, c’è stata la presentazione ufficiale del programma per lo sviluppo dell’economia cinese che prevede nell’immediato futuro, tra l’altro, il raggiungimento della totale integrazione in questo Paese tra l’economia tradizionale e quella digitale.
Wechat è uno degli strumenti principali che sarà usato per implementare questa strategia e per aumentare allo stesso tempo la presenza della Cina sul mercato globale.
La strategia di crescita globale
Fino a non molto tempo fa Wechat aveva puntato per la sua crescita solo al mercato interno cinese, mentre adesso ha iniziato a investire anche sul mercato internazionale.
Il primo passo è stato l’introduzione a livello mondiale del suo metodo di pagamento WeChat-Pay, che è stato accolto con molto favore.
Il successo ottenuto dal lancio sul mercato internazionale del suo servizio per i pagamenti, è dimostrato dal livello di gradimento ottenuto tra i sui utenti.
Usato da imprese e consumatori in tutto il mondo, è ritenuto da circa l’80% dei suoi utilizzatori il metodo più conveniente per le transazioni internazionali tra tutti quelli che sono a disposizione.
Grazie alla sua presenza in più di 20 Paesi e la possibilità di fare transazioni con le maggiori valute mondiali, il numero di transazioni che sono fatte tramite questo servizio aumenta considerevolmente ogni anno.
Solo in Giappone, per esempio, nel 2017 il numero di negozi e imprese che hanno usato Wechat-Pay per effettuare le loro transazioni si è più che decuplicato rispetto all’anno precedente.
Con l’esperienza acquisita sul mercato cinese e visti i successi ottenuti nel mondo con Wechat-Pay, c’è da scommettere che in un futuro non molto lontano Wechat assurgerà a una posizione di rilievo sul palcoscenico globale del commercio elettronico.
Cosa sono le Free Trade Zones e quando sono state “create”
Fin dagli anni ’80 la Cina si è resa conto dell’importanza di incentivare l’economia con l’istituzione di Special Economic Zones (SEZ).
In seguito, come prosieguo ideale di questa visione e per continuare una crescita a ritmi più che sostenuti, il governo cinese ha creato nel 2013 la prima Free Trade Zone (FTZ) a Shanghai.
Quest’area, locata non a caso nel maggiore hub commerciale, portuale e finanziario del Paese, è stata un vero e proprio laboratorio di innovazioni, che ha consentito di attrarre numerose imprese straniere in settori in cui gli investimenti esteri venivano considerati altamente “desiderabili”.
Le imprese registrate in queste aree giovano di agevolazioni burocratiche e fiscali, procedure di approvazione degli investimenti più agevoli, minori restrizioni e dazi doganali.
Quante sono e quali sono le Free Trade Zones cinesi oggi
L’esperimento di Shanghai ha riscosso un tale successo che nel 2015 sono state decretate tre nuove FTZ, a Tianjin, Guangdong e Fujian.
Chiaramente le località non sono state scelte a caso, ma a seconda di uno specifico disegno di sviluppo territoriale.
Nel 2017 il governo stabilisce la creazione di ben sette nuove FTZ, portando il totale ad undici: “Sichuan, Henan, Zhejiang, Hubei, Liaoning, Chongqing, Shaanxi.”
Una considerazione fondamentale è che, mentre le prime FTZ erano situate tutte in aree costiere ad alto potenziale, le nuove sono locate in aree interne della Cina ancora in gran parte sottosviluppate.
La scelta fa quindi riferimento ad una precisa strategia di sviluppo sul lungo periodo.
Le principali motivazioni che hanno portato alla creazione delle Free Trade Zones
La Cina è stata indubbiamente uno dei più grandi protagonisti della globalizzazione, forse il Paese che ne ha tratto maggiori benefici.
Tuttavia le profondissime trasformazioni che la stessa economia cinese vive di anno in anno, l’emergere di nuovi agguerriti concorrenti proprio nel continente asiatico, rendono necessario godere dei migliori e più ingenti investimenti esteri.
Ciò ha notevoli ricadute positive:
– dal punto di vista occupazionale;
– per l’indotto;
– per il know how che gli investitori qualificati apportano. Un fattore essenziale per la Cina che sta cercando (con successo) di riconvertire la propria produzione rendendola sempre più competitiva dal punto di vista qualitativo (qualità dei prodotti, tecnologie innovative, etc.).
Come sostengono tutte le più accurate analisi delle principali società di consulenza strategica anglosassoni, l’intensità dei Foreign Direct Investments (FDI) sarà un elemento decisivo per vincere la battaglia della nuova globalizzazione in arrivo.
D’altra parte, imprese straniere, businessman e investitori, pur guardando all’ immenso mercato cinese come ad un’opportunità quasi irrinunciabile, necessitano di:
– scaricare, stoccare, lavorare e riesportare merci in tempi brevi e soprattutto certi;
– esenzioni doganali;
– certezza del diritto;
– condizioni favorevoli per penetrare nel mercato e generare profitti duraturi.
Cosa si intende per Negative List
La “negative list” è una lista di settori nei quali gli investimenti esteri sono soggetti a particolari restrizioni o addirittura del tutto proibiti.
Nel giugno 2017 il Consiglio di Stato ha promulgato una nuova Negative list, che ha rimpiazzato la precedente, con importantissime novità per le compagnie straniere.
Numerose restrizioni sono state abolite in settori di vitale importanza come stampa, aviazione civile, intrattenimento, istruzione, agenzie di viaggio, trasporto marittimo, vendita al dettaglio e all’ingrosso, costruzione di aeromobili, banche e brokeraggio.
Va precisato che sulla carta molte di queste decisioni sono considerate temporanee e saranno soggette a futura conferma ufficiale.
Si tratta comunque di un segnale estremamente positivo, forse sintomo di un’ulteriore apertura e liberalizzazione dell’economia cinese.
Lo sviluppo delle Free trade Zones
L’attrazione di investimenti esteri ed il contributo all’ economia nazionale delle prime quattro FTZ è stato fenomenale.
Nel solo 2016 quasi 5.000 compagnie straniere si sono stabilite nelle aree e sono stati attirati investimenti superiori dell’81,3% rispetto all’ annualità precedente, per un totale di circa 88 miliardi di Renminbi.
Andiamo ad esaminare più dettagliatamente le caratteristiche delle prime singole quattro Free Trade Zones.
Shanghai. L’istituzione di una FTZ nella megalopoli più popolosa del paese, porto e centro finanziario di classe mondiale, ha riscosso immediatamente grandi consensi e permesso di disincentivare alcuni investimenti esteri da Hong Kong, dove il governo ha minor controllo.
Tianjin è una metropoli a soli 30 minuti a sud di Pechino,
con un porto e un settore industriale ben sviluppati. Investire su Tianjin vuol dire soprattutto investire nel futuro: la mega area urbana di Pechino-Tianjin-Hebei, nota anche come “Jingjinji“, è la principale area metropolitana del nord, e vi è l’ambizione di implementare infrastrutture e attività industriali
Fuijan FTZ, che si trova vicino a Xiamen, è un avamposto strategico per lo stretto collegamento con l’economia taiwanese, incentiverà il libero flusso di merci tra Taiwan e la Cina continentale e l’insediamento di numerose compagnie taiwanesi.
Guangdong beneficia di una posizione geografica privilegiata, è la porta d’ingresso per Hong Kong e Macao, ed è già una provincia industriale ben sviluppata, focalizzata su ricerca e sviluppo.
Perché è diventato essenziale conoscerle e quali benefici garantiscono le Free Trade Zones
Per una compagnia estera desiderosa di investire e di avere successo in Cina, stabilirsi in una di queste aree può risultare un vantaggio competitivo decisivo.
Viste le continue innovazioni che il governo cinese attua in tali zone, un fattore chiave di successo è sicuramente monitorare costantemente i possibili sviluppi fiscali e normativi, anche in base alla concorrenza presente (che è sempre più temibile).
Di seguito, vi forniamo una breve panoramica delle agevolazioni previste.
1. Le formalità doganali sono molto più snelle e agevoli all’interno delle Free Trade Zones, in particolare riguardo liquidazioni e pagamenti; le imprese hanno la facoltà di effettuare una dichiarazione unica per diversi lotti di merci, con minori costi e più flessibilità.
2. Possibilità di usufruire di privilegi fiscali, in particolare riguardo l’import – export di merci.
3. Riduzione, ed in taluni casi annullamento, dei dazi doganali.
4. Procedure burocratiche semplificate per la registrazione dell’attività e l’assunzione di personale.
5. Riduzione della “corporate income tax (CIT)” fino al 15%, se in possesso di adeguati requisiti.
6. Possibilità di optare per un ufficio virtuale.
7. Vantaggi nella catena di approvvigionamento e fornitura.
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